
Non sono nè di destra nè di sinistra, fieri di prendere il peggio da entrambi gli schieramenti.
Discendono da un antico popolo barbaro, e ci tengono a mantenere la loro brutale etichetta: agli argomenti preferiscono gli insulti, deliziando le nordiche platee con comizi a metà tra cori da stadio e concerti punk.
Amano così tanto il nord al punto di dimenticarsi di essere quasi tutti originari del sud, e si ripuliscono la coscienza da questo orribile colpa bevendo la sacra acqua del Pò, che, edulcorata da scarichi industriali, produce strane modificazioni dell'animo umano capaci di trasformare chiunque in Borghezio o Calderoli.
Dotati di indubbia virilità, gli uomini padani ce l'hanno duro, ma ossessionati come sono dalla caccia agli immigrati finiscono per usare le loro preziose estensioni solo come manganelli, costringendo così le donne leghiste a consolarsi con Giorgio Mastrota e le sue mirabolanti batterie di pentole.
Preoccupati di conservare il più a lungo possibile la propria ignoranza, non leggono e non vanno al cinema, e vivono nel terrore di trovarsi, anche solo per caso, a pensare.
Odiano Roma ladrona, e le città più a sud della capitale neanche le nominano, ritenendole troppo vicine all'Africa per meritare il seppur minimo sforzo dialettico.
Grazie al carisma di Bossi, l'eleganza di Calderoli e la tolleranza di Borghezio han vinto le elezioni, e sperano in un nord di puro sangue padano.
I maniaci settentrionali sognano un mondo peggiore, ed ora lo avranno.