Serena aveva seppellito le sue rughe sotto diversi strati di fard, e si era persa tra le rovine della sua gioventù. Il suo cuore era come un prezioso reperto dimenticato nel sarcofago del suo petto. Si guardava attorno annoiata, come un turista svogliato durante una visita ad un museo poco interessante. La sala da ballo del centro anziani era un omaggio ai tempi andati, un centro studi per appassionati di Storia antica. Serena preferiva rimanere a mò di colonna a lato della stanza, ed osservare quello che succedeva davanti a lei. Sulla pista scricchiolavano lente ossa coraggiose, che non avevano ancora ceduto alla crudeltà dell'età. Il proprietario di alcune di queste, Vincenzo, vedovo da più di dieci anni, aveva distratto i suoi quasi ottant'anni con un mix di farmaci ad hoc, ed era pronto per una serata d'altri tempi. Appassionato di archeologia dell'amore, Vincenzo dedicava ogni sera alla ricerca di preziosi reperti per riempire il museo del suo cuore. La sedia vicino a Serena era libera, e Vincenzo non se la poteva certo lasciare sfuggire. Lei non si accorse neanche del suo arrivo, ma lui era un professionista, con un bel po' d'esperienza alle spalle. Picchettò con costanza per rimuovere le distanza fra loro, fino a che non riuscì ad ottenere la sua attenzione.
Serena però era fatta di roccia dura, e non sembrava cedere minimamente. Vincenzo sapeva che il lavoro dell'archeologo è fatto di pazienza e lunghe ricerche, e cercò per tutta la sera di scavare un tunnel tra di loro. Alla fine, stremato da tanta resistenza, si addormentò, strappando una risata a Serena. L'istinto dello studioso subito si risvegliò in Vincenzo, che capì di aver trovato uno spiraglio. Di lì a poco le tese la mano, offrendosi di riaccompagnarla a casa. Serena sorrise di nuovo, scrollandosi di dosso la polvere che aveva accumulato in tutti quegli anni. Vincenzo aveva appena trovato il tesoro che cercava, e lesto lo circondò con il suo braccio, per godersi meglio l'esperienza della scoperta.
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