domenica 21 ottobre 2007

L'astratto mi dona ( La partita di tennis 6)

Giorgio strappò dal muro il filo che serviva per tirare le tende.
- Che fai??- urlò disperata sua moglie- Non ti ricordi quanto le abbiamo pagate?-.
- Quante le ho pagate. E comunque, prima o poi si risveglierà. Vieni, dobbiamo scendere.-
- Un momento. Cosa vuoi fare con quelle corde?-
- Secondo te? Pensavo di fargli un bel fiocchetto e di lasciarlò lì come un pacco regalo-
- Non vorrai legarlo-
- Chi io? E perchè mai.. Stiamo pur sempre parlando di un grande artista..Nudo, ma sempre un grande artista-
- Va bene, legalo pure. E poi?-
- E poi cerchiamo di riportarlo dentro. Non so se i condomini apprezzeranno la sua passeggiata adamitica.-
- E di lei, cosa ne facciamo?-
- Suppongo venga con noi..tuo padre non è l'unico ad essere nudo.-
- Certo, tu vuoi che venga perchè non ti sei rassegnato all'idea di perderla. Quella troietta deve andare via di qui, oppure..-
- Oppure cosa?-
- Chiederò il divorzio.-
- Fai pure.-
- Senza di me non sei nulla. Mio padre ti..-
-Mi farà un ritratto? L'astratto mi dona, per cui-
Sua moglie rise. Prima accennò un timido sorriso, poi perse il controllo, fino quasi a piangere.
- Che fai ridi? Sei impazzita?-
-Erano anni che non mi facevi ridere. L'ultima volta credo che fosse prima che ci siamo sposati-
- Hai scelto il momento giusto per farlo. Un tempismo perfetto. Complimenti. Vuoi ridere ancora, o viene a darmi una mano?-
Con uno scatto repentino lei gli si avvicinò , e lo baciò con passione sulle labbra.
- Adesso, scopami come hai fatto con quella puttanella-
Giorgio sentì il ventre bruciargli, e mentre i suoi ormoni facevano il possibile per spingerlo a dimenticare di suo suocero, trovò la forza per chiederle- E tuo padre?-
- Scopami- gli sussurrò lei ad un orecchio.
Vinto dall'entusiasmo del suo testosterone, si abbandonò fra le sue braccia, e in un attimo si innamorò perdutamente di sua moglie.
Sul pavimento del salone celebrarono un nuovo matrimonio, questa volta meno formale e decisamente più sincero.

lunedì 15 ottobre 2007

La passeggiata adamitica ( La partita di Tennis 6)

- Bisogna accettare l'arte così come viene. Non esiste un confine. Tutto è arte- disse il presidente, mentre dipingeva il muro con dei pomodori trovati nelle buste della spesa.
- Perchè? Perchè mi fai questo..proprio adesso che ho bisogno di te- fece con un tono disperato sua figlia, che non riusciva più a trattenere le lacrime.
- Che c'è? Non ti piace il colore? Il rosso è sangue, è caldo, è vita mia cara. Cerca di essere più libera. Sei chiusa in te stessa. Devi essere più aperta, prendi esempio da lei- ed indicò con il dito la colf, sempre nuda, seduta a gambe incrociate sulla poltrona.
- Da lei? Da quella troia?-
- Esatto mia cara. Il rosso è anche questo: sesso, passione, violenza o troia, come dici tu..-
Giorgio, che non aveva alcuna passione per l'arte, si avvicinò al suo nuovo amore.
- Ti prego- le sussurrò dolcemente- non andare via.-
-Te l'ho già detto- rispose algida lei - c'è stato un equivoco. Mi dispiace, ma non sono innamorata di te.-
- Ti prego..dammi almeno un'opportunità. Mi basta anche solo una cena-
- Te l'ho già detto. Non ci posso fare niente, ma gli uomini come te non mi sono mai piaciuti. A me piacciono gli artisti- e senza concludere la frase, girò il capo verso il presidente.
- Maestro.. posso farle da modella?-
- Ma certo mia cara, con piacere. Stavo giusto per finire la base di colore.-
Lei si alzò, si avvicinò al suocero di Giorgio e cominciò a parlargli all'orecchio.
- Che idea brillante- fece lui- Io adoro le provocazioni- e senza perdere tempo, si spogliò completamente.
- Papà!!-
- Suocero!!- urlò Giorgio, che non trovò niente di meglio da dire.
- Che c'è ancora? Non vedi che sono impegnato...Andiamo mia cara- disse, prendendo sotto braccio la colf- andiamoci a fare una bella passeggiata adamitica-.
Giorgio e sua moglie li videro uscire sul pianerottolo e poi sparire dentro l'ascensore.
- E adesso?-
- Non resta che un'unica cosa da fare..- esclamò Giorgio, e prese dal tavolo un posacenere di vetro.
- Che vuoi fare?-
Giorgio non rispose, e si diresse alla finestra. Appena vide suo suocero passare nel cortile, lasciò cadere il pesante fardello.
Il presidente si ritrovò un'altra volta a terra. Per sua fortuna, era caduto con la pancia a terra, e il suo piccolo pendolo rimase nascosto alla vista.

giovedì 11 ottobre 2007

Recensito

http://www.malatempora.com/giornale/mag181_pag3.htm

Grazie Stefano, e complimenti anche a te!

domenica 7 ottobre 2007

L'arte è tutta la mia vita ( La partita di tennis 5)

Il presidente riaprì gli occhi, e si trovò davanti il seno abbondante della colf.
Mugulò un ispirato gemito di piacere e come un neonato di fronte alla sua mamma cominciò a succhiarle il capezzolo.
- Papà- lo rimproverò severamente sua figlia.
- Presidente- urlò Giorgio, geloso di quella che ormai considerava una sua esclusiva.
-Presidente, Papà...Ma cosa state blaterando?- rispose lui, con la testa ancora a mollo nel petto di lei- Chi siete voi? E cosa volete da me? Non vedete che ho da fare...-
- Papà, ma che dici?-
-La testa..Bisogna colpirlo un'altra volta in testa- suggerì lei, che con la mano cercava di evitare che la bocca del presidente continuasse a considerare il suo capezzolo come un ciucciotto.
Moglie e Marito la guardarono stupiti.
- Cazzo dici.. In ospedale bisogna portarlo.. E subito- fece la figlia, con voce flebile, ormai in ostaggio di una situazione ai limiti del paradossale.
- No- rispose Giorgio, divorato dalla gelosia- Facciamo come dice lei-.
Senza perdere tempo, preso una lampada da tavolo e colpì suo suocero che, con la bocca aperta, stava per atterrare sulla rosea cima del bianco petto di lei.
La mandibola si chiuse su sè stessa come una tagliola, e il presidente sputò un piccolo pezzo di lingua prima di cadere a terra.
-Papà- urlò sua figlia, che senza alcuna comunicazione ufficiale, diede fine alla tregua e tirò una scarpa verso Giorgio.
Il tacco lo colpì sulla spalla, lasciandogli in ricordo un livido rosso che poteva sembrare dettato dalla passione, ma che in realtà era figlio del suo esatto contrario.
La colf, ormai rassegnata a rimanere nuda, si nascose di nuovo, questa volta dietro al divano.
Il salone era diviso in due schieramenti separati; da una parte il marito, nascosto dietro una poltrona, dall'altra la moglie, che da sotto il tavolo lanciava tutto quelle che trovava a portata di mano.
Mentre infuriavano i bombardamenti, Il Presidente riaprì gli occhi. In quel momento, Giorgio, dopo un'attenta manovra era riuscito a staccare dal muro una stampa raffigurante la Primavera di Botticelli, e stava preparandosi al lancio.
- Fermo- urlò il suocero, che biascicava le parole come un bambino con un intero pacchetto di caramelle in bocca- Stai attento al mio quadro. Pensa, mi ricordò ancora quando l'ho dipinto- disse, mentre lo prendeva dalle mani del genero, stupefatto.
- L'arte è tutta la mia vita- continuò, mentre sua figlia e la colf uscivano dai loro rispettivi nascondigli. Moglie,marito ed amante si lanciarono uno sguardo preoccupato, mentre il presidente raccontava alcuni anedoti, come quando lui e il suo amico Picasso andavano a donne per le strade di Barcellona.