mercoledì 24 dicembre 2008

La festa del capo


Domani è la festa del capo.
Cercate di fare bella figura, e se lui vuole raccontarvi per l'ennesima volta di quella notte al freddo a Betlemme, fingetevi comunque interessati: potrebbe tornarvi utile in futuro!

martedì 16 dicembre 2008

Quando il paradosso ti frana addosso


Un paradosso è una risata di Dio, una piccola piega della realtà in cui nascondere tutto quello che non si combina bene con il resto.
Lo padroneggiano con stile le parole, che bonariamente ci lasciano giocare con loro, ben sapendo che alla fine vinceranno sempre, perché sono di più di noi.
Lo ignora totalmente il giovane tronista, che guarda il mondo dall'alto del suo scranno dorato, e non è consapevole della sciagura che gli sta per capitare.
Improvvisamente,come avvengono tutte le cose, un piccolo ed insignificante pensiero si fa largo nella distesa arida della sua mente, sconvolgendo la sua tranquilla esistenza televisiva.
Un rivolo di sudore freddo gli attraversa la fronte, e per un attimo si chiede se quella strana sensazione non sia dovuta ad un momentaneo mal di pancia; sfortunatamente per lui, il suo intestino non ha alcuna responsabilità in quello che sta accadendo.
Spaventato come non mai, cerca conforto nella scollatura della donna che gli è di fronte, e la cosa sembra avere successo, almeno fino al momento in cui lei non decide di aprire bocca.
- Allora, che hai deciso? Guarda che io non sto mica qui a scaldare la sedia..O mi scegli o me ne vado, hai capito?- 
Lui cercò di resistere, ma il pensiero è una complicata unione di chimica e magia, e se non si è abituati è difficile da padroneggiare.
- Sai, è che nella mia personale fenomenologia della femminilità non c'è comunicazione ermeneutica tra noi due- disse a bassa voce, quasi vergognandosene.
Un silenzio glaciale accolse la sua battuta. Alcuni ospiti dello studio si guardavano tra loro stupefatti, domandosi quale fosse il significato di quelle oscure parole.
La donna di fronte a lui ruppe il silenzio alzandosi in piedi e cominciando ad urlare
- Aoh, ermeneutica a chi?  Fenomenologia diglielo a tua sorella- eruttò minacciosa, seguita dagli applausi della folla, che finalmente aveva capito che quelle complicate parole altro non erano che degli insulti insolitamente creativi.
Mentre imperversava la tipica litigata quotidiana, lui capì che i suoi giorni su quel trono erano finiti:un tronista che pensa è un paradosso troppo forte per la televisione d'oggi.
Quando piove però, è sempre sul bagnato, e a peggiorare la sua situazione ci pensò un irresistibile impulso di entrare in libreria. 
Lui si portò le mani al volto e pianse per il triste futuro che lo stava aspettando.
Lassù qualcuno rise di nuovo.



lunedì 8 dicembre 2008

L'era glaciale


L'era glaciale sta arrivando, canta Tom Yorke, che in quell'occhio perennemente chiuso ha nascosto il segreto del suo talento.
Mentre ascolta, Giorgio guarda fisso la strada, anche se in realtà è perso nella fitta nebbia dei suoi pensieri.
Fa freddo, ma non è questo il motivo per cui Alina ha deciso di surgelare i suoi sogni e conservarli per momenti migliori: è per colpa della notte, che si è presa i suoi sedici anni e sembra non volerglieli restituire più.
Lei non si arrende ed attende il futuro con grande speranza, anche se poi finisce per arrivare sempre e solo lo stesso stramaledetto presente.
Giorgio rallenta e si accosta lentamente a lato della strada, spinto da un bisogno di calore che nessun termosifone potrà mai soddisfare.
Alina sale in macchina con lo stesso entusiasmo con il quale si richiude la portiera , prigioniera di una routine che la rende un oggetto in mezzo a tanti altri.
Giorgio è imbarazzato, rigido come un adolescente che cerca di dichiararsi per la prima volta alla ragazza sbagliata.
Lei si muove con la consapevolezza di un meccanico esperto, e sa come mettere in moto un motore fermo da tempo.
L'amplesso è rapido, quasi maleducato, e se non ha alcun effetto su Alina almeno serve a Giorgio per sfogare un istinto che la natura ha selezionato nel suo cervello.
Finalmente libero dal turbine della passione, lui trova anche il tempo per capire di aver approfittato di un emozione che forse non avrebbe mai dovuto essere sua. 
Vergognandosi, ma solo un poco appena, la saluta baciandola delicatamente sulla guancia.
Lei, stupita da un gesto così banale eppure così umano, lo guarda veramente per la prima volta e gli sorride, prima di perdersi per sempre nell'oscurità.
Giorgio accende di nuovo la radio, riascoltando per l'ennesima volta Idioteque.
Ice age coming, Ice age coming, throw me in the  fire throw me in the fire.
Già, ma dov'è il fuoco?
Fuori comincia a nevicare.

sabato 22 novembre 2008

Il ladro di sogni


Lo scrittore osserva la realtà con presunzione, convinto che prima o poi la cambierà con la sua penna. Alla mattina fa colazione inzuppando il mondo nel suo cervello, e ne tira sempre fuori qualcosa di nuovo e gustoso. Inaffidabile truffatore, trascorre il suo tempo inventando storie che non esistono e felice se ne vanta pure. Crea mondi e li distrugge, e si sente Dio solo fin quando non si ricorda che deve pagare le bollette. Gioca con le parole come un padrone con il proprio cane, senza rendersi conto che a volte sono loro a tenerlo per il guinzaglio.
Ama definirsi affascinante ,ed è solo un trucco per attirare le donne, anche se troppo spesso finisce per cadere nella propria trappola.
Scrive da solo ma è sempre in compagnia, circondato da strani personaggi che appaiono nella sua mente spinti da un'ineffabile voglia di esistenza.
Di notte non dorme, ma cammina in punta di piedi in mezzo ai sogni della gente, e senza rispetto ne ruba un pò ad ognuno, per poi rivenderli come suoi; è però un ladro gentiluomo, e restituisce quel che prende trasformandolo in qualcosa di più prezioso.
Diventare scrittore è per definizione sempre un punto d'arrivo e mai di partenza, in un'immaginaria ed infinita staffetta da correre insieme all'alleato più prezioso che si possiede: il lettore.


lunedì 10 novembre 2008

La poesia del sesso


Violica è stata bella, giovane e puttana: il tempo, instancabile saccheggiatore di vita, le sottrae a poco a poco il suo esplosivo fascino, restituendole in cambio un numero sempre maggiore di anni sulle spalle. L'unica cosa che non le può togliere è la sua fame di sesso, che con l'esperienza si è affinata in ingegno e volontà. Gli uomini però sono giudici parziali delle vicende amorose, e troppo spesso si fanno ingannare dallo splendore della gioventù.
Marco ha tredici anni compiuti due volte, che non è bene raccontare in giro di essere stati bocciati in terza media. Incompreso seduttore di coetanee, trascorre il suo tempo a sognare la donna più bella che abbia mai visto, indimenticabile protagonista di successi come Guerre Anali e Tutte pazze per le nere mazze, videocassette che il povero Marco ha trovato in un vecchio armadio dello zio.
Violica si guarda nello specchio, e non si trova più. Le rughe le segnano il volto come piccoli torrenti di montagna e le labbra, una volta rosse e carnose, si perdono in un sorriso triste e andato a male. Le sue tette, grandi ed appetitose, cominciano a subire le lusinghe della legge di gravità, come il suo celebrato lato B, che desideroso di prendersi un meritato riposo dopo tanto lavoro tende a rilassarsi troppo.
Marco, stufo di fare l'amore da solo davanti al televisore, ha trovato nell'incanto della sua ingenuità la forza di andare a trovare la donna di cui si è innamorato, ed è pronto a dichiararsi senza paura.
Violica si infila svogliatamente la vestaglia, e si chiede cosa potrà mai volere da lei un ragazzino di tredici anni.
Ti amo le sussurra dolcemente lui appena la vede
Tu cosa?
Io ti amo. Dal vivo sei ancora più bella che in Guerre Anali.
Mi stai prendendo in giro?
Non potrei mai.
Violica lo fissa attentamente, e vede nei suoi giovani occhi quel fuoco che da tanto tempo non riusciva più ad accendere negli uomini. Sorride maliziosa e si lascia scivolare la vestaglia davanti all'espressione sbigottita di lui.
Entra, dai.

martedì 21 ottobre 2008

La vera storia dei Beatles


Molto tempo fa, due uomini uscirono da un sottomarino giallo apparso all'improvviso nel cielo.
- Siamo arrivati finalmente- disse il più alto dei due,  appoggiando due occhialini tondi al suo naso aquilino.
- John, mi sento un pò sottosopra- rispose l'altro- tutto questo andare continuamente sù e giù  mi fa stare male. Mi sembra di viaggiare su di una strada lunga e tortuosa-
- Paul, lo sai com'è attraversare l'Helter Skelter. Volevi arrivare in questa dimensione, o no?-
-Hai ragione tu. è stata comunque una lunga notte, ed abbiamo lavorato come cani-
- Adesso però dobbiamo andare, il tricheco ci sta aspettando- affermò, prendendo  una piccola scimmia con sè.
- Ma lascia stare la scimmia, non ci serve qui- 
- Mi sorprendi Paul. Non ricordi gli insegnamenti del maestro?  Mi diceva sempre Tutti hanno qualcosa da nascondere, eccetto te e la tua scimmia. Lei è il simbolo della mia onestà.-
- Il maestro..Mi sembra ieri quando eravamo alla scuola di magia.. A quei tempi tutti i miei problemi erano così lontani-
-E l'amore era un gioco così facile da giocare..ripeti sempre le stesse cose ormai-
- Forse ho solo bisogno di un pò d'amore..- rispose piccato Paul, prima di scendere dal sottomarino.
Dopo una breve camminata, i due incontrarono il Tricheco, che li aspettava seduto in mezzo ad un'infinita distesa di fragole.
- Venite insieme.... e subito!- mugulò l'enorme animale, lievemente stizzito.
-Il consiglio ha deciso di assegnare a voi due scarafaggi questa dimensione. Avete il compito di diffondere un pò di magia in questo insulso piano di realtà-
- Ma- replicò quello più basso- Non possiamo fare tutto da soli. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti. Anche solo una piccola mano da qualche amico potrebbe essere utile-
- Due inviati del consiglio vi stanno sorvegliando, e sapranno come rendersi utili quando sarà il momento.. Per il momento prendete questi- affermò con decisione, indicando una chitarra ed un basso appoggiati a terra.
- Ma con questi cosa dovremmo farci?- domandò quello alto, corrugando leggermente il sopracciglio.
-  Musica. è la cosa più simile alla magia che abbiamo trovato in questo mondo. Adesso devo andare..-
- Aspetta..come faremo a comunicare con il consiglio?-
-Prendete queste- disse il Tricheco porgendo loro delle piccole pastiglie bianche- dopo averle ingerite potrete parlare con la nostra rappresentante, Lucy, nel cielo pieno di diamanti. Mi raccomando scarafaggi, non mi deludete!-.
- Ciao- lo salutò quello più alto,  prima che il gigantesco animale marino scomparve nel nulla.
-Tu dici ciao, ma io dico addio...speriamo di non rivederlo più questo maledetto tricheco. E adesso che facciamo?-
- Proviamo a fare un pò di musica- rispose John.



lunedì 29 settembre 2008

L'uomo qualunque



L'uomo qualunque non capisce ma giudica, e la sua unica preoccupazione è quella di trovarsi d'accordo con qualcuno.
Non sbaglia mai, ed è sempre costretto a lamentarsi dell'inevitabile imperfezione altrui.
Vive in compagnia anche quando è solo, e ha paura degli stranieri, che d'altronde sono sporchi, brutti e neri.
Non tradisce mai, e rimane sempre fedele alla moglie, anche quando va a puttane.
Stava meglio quando si stava peggio, e se esce non prende l'ombrello, che tanto se si bagna è colpa del governo.
Guarda studio aperto, anche se il suo cervello è sempre chiuso.
La sua semplicità non è né ingenuità né una precisa scelta stilistica, ma l'unica soluzione possibile di fronte ad un pericoloso vuoto interiore.
La sua verginità intellettuale  è ferrea ed encomiabile: non legge nulla, perché i libri sono noiosi ed i fumetti per bambini. Guarda qualche film, e la sue preferenze sono per quelli dove le donne non sembrano modelli di virtù.
Se vota lo fa solo per il proprio interesse, che tanto i partiti politici sono tutti uguali ed ovunque è un magna magna generale.
L'uomo qualunque siamo tutti eppure non è nessuno, ed è parte del gioco pensare che siano gli altri ad essere contagiati da questa strana malattia.
Perchè, non è così?




domenica 14 settembre 2008

La scuola non comincia più


Il mondo a quattordici anni è uno strano posto popolato da donne nude su internet e ragazzine che si innamorano sempre di un altro.
Gli adulti sembrano appartenere ad un universo lontano ed incomprensibile, fastidiosi come un brufolo sul naso, e per giunta non c'è crema che li possa mandare via.
L'autunno è una condanna immeritata per l'eccessivo divertimento estivo, e la scuola una prigione a tempo dalla quale non si esce anticipatamente per buona condotta.
Il liceo è il posto dove tutti ti hanno detto che farai le tue esperienze più importanti, e tu lo sai che è solo un modo come un altro per farti capire che l'infanzia è finita,  stai crescendo e nuove responsabilità ti attendono nel futuro: tu fingi un cenno d'assenso e non ti spaventi, convinto che possono aspettarti a lungo, tanto tu a quell'appuntamento non ti presenterai mai.
Ed ogni primo giorno di scuola pensi a quando tutto questo finirà, ed a quanto sarai contento quando potrai finalmente essere libero mentre ad altri sfortunati toccherà la tua stessa sorte; poi improvvisamente quel momento arriva, e sorridi , ripensando senza nostalgia a quei giorni, a quello che eri ed a quello che sei.
La scuola per te non comincia più.






lunedì 25 agosto 2008

Polvere di stelle


C'è stato un tempo in cui era il re della casa, ed ogni festa era solo per lui. Ma le cose cambiano, e l'oggi diventa improvvisamente ieri, con tutte le amare conseguenze del caso. Gli abbracci si sono fatti sempre più rari,  e spesso gli è toccato dormire per terra, dimenticato come un oggetto qualunque. I suoi piccoli amici son cresciuti ogni giorno di più, e da grande che era si è trovato costretto a dover guardare tutti dal basso verso l'alto; dal quel giorno la vita non è stata più la stessa. Non era pronto a sopportare quegli sguardi di sfida, lui così tenero, sempre pronto ad amare, eterna spalla su cui piangere e consolatore silenzioso ma comprensivo. Da paffuto amico di tutti si è ritrovato così travolto dalla depressione,  che per poco non lo stava per uccidere: è dimagrito, ha perso il suo sorriso gioviale, ed ha cercato senza successo il suicidio.
Purtroppo però non c'è pace per un peluche, eterno prigioniero di quella che per noi è solo una breve stagione felice: il futuro  per lui non è una speranza, ma una rigida condanna.
Incolpevole vittima del destino, il pelouche trascorre triste gli ultimi anni della sua vita, e solo il ricordo del tempo passato allieta le sue giornate.
Gli occhi, neri di pianto, sembrano quelli di un pagliaccio senza più circo, che aspetta rassegnato un fiore capace di spruzzare improvvisamente dell'acqua, insegnandogli così a sorridere di nuovo.
Non siate cattivi: se  vedete un peluche per strada, solo e abbandonato,  abbracciatelo forte, e vedrete nei suoi occhi di plastica che ne sarà valsa la pena.



domenica 20 luglio 2008

Esercizi di stile


Ho i trigliceridi troppo alti. Incasso la notizia con stile, e non mi lamento: in fondo, altezza mezza bellezza. Mi aspetta un'estate analcolica ed a basso contenuto calorico, ma poteva andarmi decisamente peggio: potevo nascere Elisabetta Gregoraci, e ritrovarmi sposato con Briatore.
L'università è finita e purtroppo non mi sono neanche accorto che fosse iniziata, ed il mio futuro è imprevedibile come un tiro di dadi a D&D. Potrei mettermi a fare il cacciatore di antichi tesori, oppure il contrabbandiere nello spazio: se Harrison Ford è riuscito a fare entrambe le cose, posso farcela anch'io.
Mi dicono che questo è il momento in cui dovrei finalmente decidere cosa fare della mia vita, ma sono troppo impegnato a non fare niente per trovare il tempo necessario.
Mi limito ad esercitare al meglio tutte le mie incapacità, e devo dire che sono abbastanza soddisfatto: per l'incompetenza ho un certo talento naturale.
Fiero del mio stile un pò cialtrone, non mi offendo certo se mi viene dato dell' immaturo: di questi tempi la noia è un valore talmente considerato che è difficile rimanerne immuni.
Così, per evitare di essere contagiato, vado a correre, che in un movimento è più difficile essere raggiunti.
Ed è solo nella lucidità che segue lo sforzo fisico che mi accorgo di come tra inutili esercizi di stile s'annega il pensiero mio: ed il naufragar m'è dolce in questo mar.

venerdì 4 luglio 2008

Le conseguenze dell'estate



La velina si tolse il pezzo di sopra del costume e rimase con la schiena nuda al sole.
Lo scrittore se l'era immaginata leggermente più in carne, ma la televisione ingrassa e un filo di pancia è peccato più grave dell'omicidio per una povera letterina, ballerina, o qualsiasi altra cosa che finisca in ina ed abbia il culetto sodo.
-Il vero problema dell'estate è che non arriva mai d'inverno, portandoci un pò di caldo inaspettato e desiderato- le disse lui, sorseggiando sapientemente una bevanda gelata.
-Già, è un vero peccato che non succeda mai- rispose annoiata lei, che non aveva capito nulla ma aveva notato delle pericolose maniglie dell'amore sulla pancia dello scrittore.
Lui notò lo sguardo denigratorio della velina posarsi sul suo ventre robusto, ma a quei tempi era ancora giovane, e credeva nel fascino delle parole più che degli addominali.
- In teoria, basterebbe cambiare emisfero ogni tre mesi e l'inverno non esisterebbe più- sorrise lo scrittore, soddisfatto di sè ogni volta che diceva qualcosa d'intelligente.
- E se l'emisfero si rompe poi come si fa?- chiese lei, forse confusa dal sole che la colpiva con i suoi raggi più potenti.
Quello è un problema serio pensò lui, trattenendo una risata denigratoria. Lei fece per girarsi, e lui dimenticò il suo precedente strafalcione, intontito dalla possibilità di chiacchierare anche con i suoi seni.
Purtroppo la velina, timorosa di qualche fotografo nascosto nei dintorni, si rimise con attenzione il costume prima di iniziare qualsiasi manovra di spostamento.
- Non mi hai detto che lavoro fai- chiese lei, speranzosa di poter trovare interessante quell'uomo flaccido e senza muscoli nel caso in cui il suo portafogli fosse stato pieno come la sua pancia.
-Scrivo- rispose lui, convinto del potere di quel singolo verbo.
-E leggi anche?- fece lei senza sorridere, e lo scrittore non riuscì a capire se fosse una battuta o una dichiarazione di stupidità.
- Perfino ad occhi chiusi- provò a replicare, sperando di mantenere la conversazione su livelli di brillantezza accettabili. Lei però non c'era già più, volata via tra le braccia di un aitante ragazzone che lo scrittore conosceva come un famoso calciatore.
Con uno stile che avrebbe fatto invidia al migliore degli sconfitti, il nostro povero protagonista si distese sul lettino, finendo di sorseggiare la sua bevanda sdraiato a prendere l'ombra.
Queste veline finiscono sempre con i calciatori perchè in fondo sono una palla pensò lo scrittore, prima di cercare con lo sguardo un'altra donna da ammaliare con il fascino un pò cialtrone delle sue parole.

lunedì 23 giugno 2008

Regali veramente utili

Un regalo utile è un'offesa gratuita, una dichiarazione di guerra subdola e spesso inconsapevole.
È un'amicizia che non sorprende, un pensiero scontato che ti colpisce con la forza di una carezza che si crede un pugno.
Si manifesta spesso dopo la Laurea, quando il presente è una valigetta da lavoro in cui racchiudere passato e futuro in una routine forzata che veste in giacca e cravatta ed ha dimenticato la bellezza dei colori.
Un regalo utile è pratico, comune e spesso noioso: in pratica l'esilir perfetto di lunga banalità.
Per tutti coloro che ancora non si sono piegati a questa triste usanza, ecco una lista di cinque regali assolutamente inutili e per questo meravigliosi. Fidatevi, e diventerete gli idoli dei vostri amici:


1) la Graffetta multiuso di MacGyver: è un'eccezione alla regola, vista la sua evidente utilità, ma le esplosioni che può innescare la rendono assolutamente speciale. Immancabile nell'astuccio dell'ostaggio irrequieto.



2) L'Airzooka è veramente qualcosa di inutile e meraviglioso. è un bazooka a tutti gli effetti, solo che invece di sparare missili o semplici palle da gioco, lancia aria nell'aria. Gli esperti che l'hanno provato ( nella foto, il testatore Bob sembra piuttosto minaccioso) dicono che non si tratta di un semplice venticello, ma di qualcosa di assolutamente portentoso. Può spingere un uomo fino a tre o quattro metri di distanza con una semplice pressione. Se ne raccomanda un uso calmo e morigerato, perchè l'oggetto in questione è bello ma anche molto pericoloso.



3) Questo è assolutamente imperdibile: ogni volta che vi sentite tristi ed incompresi, potete spruzzare questo spray ed avrete immediatamente idilliaci ricordi della vostra infanzia. Attenzione: essendo questo prodotto osteggiato dalle associazioni di psichiatri e psicologici, che senza i danni prodotti alla nostra psiche dai traumi infantili si troverebbero quasi senza lavoro, è molto difficile da repererire.



4) Questo è un pò fastidioso, ma ha la sua poesia: la sveglia volante. Ogni mattina, all'orario prestabilito, ne se svolazzerà da qualche parte, rendendovi impossibile continuare a poltrire a letto. L'entusiasmante caccia ancora assonati alla sveglia atterata chissà dove può avere risvolti imprevedibili, negativi nel caso di vicini gelosi della propria intimità, ma interessanti nel caso di vicine desiderose invece di mostrarle quelle intimità.



5) Il Flusso Canalizzatore, immancabile nella macchina di chiunque voglia divertirsi a viaggiare nel tempo. Il costo è un pò elevato, circa 200 euro, ma le soddisfazioni sono molte: poter affermare tranquillamente " Strade, dove andiamo noi non c'è bisogno di strade" non ha prezzo.
Se posso permettermi, questo regalo andrebbe abbinato a questo geniale orologio relativistico

domenica 15 giugno 2008

Sono Ballo dentro


Nota: la lettura del pezzo è consigliata in abbinamento all'ascolto di due pezzi. Il primo è il discutibile "Up and Down " dei Venga Boys ( bastano pochi attimi di ascolto, non sono così sadico), il secondo è a scelta fra " Cocaine" di Eric Clapton, " Smoke on the Water" dei Deep purle e "All along the watchtower" nella versione di Jimi Hendrix.

-Balli?-
-Solo dentro-
- Il solito noioso.-disse lei, portando il suo ipnotico didietro sulla pista.
Gli anni '90 trionfavano dalla consolle, e tutti sembravano divertirsi tantissimo.
Generosi vestiti scollati mostravano giovani fanciulle pronte a cimentarsi nella segreta arte dell'amore, e nell'attesa di essere sedotte dal fascino di un giovane piccolo impreditore muovevano le loro parti migliori su di un pezzo dei Vengaboys.
Lui era seduto al bordo, rigido come un tronco nei pressi di un prato, e la guardava ballare con un misto di rassegnatezza e gelosia.
Il suo basso ventre premeva per una soluzione diversa, e cercava di spingerlo il più possibile ad avvicinarsi a quei corpi.
Probabilmente avrebbe ceduto, se non fosse stato per un ragazzo che gli ballava davanti con la grazia di un cammello appena abbeveratosi in una botte di birra.
Fu in quel momento che la sua testa prese il sopravvento, organizzando un improvvisato concerto immaginario: Jimi Hendrix si sostituì al deejay, bruciando il piatto dischi ed improvvisando un impossibile arpeggio con i denti.
Jaco Pastorius arrivò di conseguenza, e cominciò a divertisi con uno strano tipo con i baffi ricurvi che non era sulla lista degli invitati e di nome faceva Zappa.
Jimmi Page arpeggiava tranquillamente con la sua chitarra, ed ogni tanto sacrificava un invitato a Satana, per poi dedicargli un pezzo hard rock con l'aiuto della batteria di John Bonham.
Lui si tolse la giacca, e si gettò tra la folla infervorato dal fascino del rock and roll.
Lo stavano trascinando da una parte all'altra del palco cantando a squarciagola Smoke on the Water quando lei gli posò una mano sulla spalla, svegliandolo dall'incanto.
I suoi cattivi maestri scomparvero, e ricominciò a sentire la voce campionata di Rihanna, che priva dal suo fascino di modella, appariva un pò ridicola nella sua reiterata richiesta di un ombrello in un giorno di pioggia.
- Allora, ti stai divertendo tutto da solo in disparte?-
- Certo, non sai quanto.-
- Potresti sempre venire con noi-
Lui la baciò e le disse all'orecchio
- Non posso, io sono ballo dentro-
e si allontanò dalla discoteca, mentre Jimi Hendrix gli faceva l'occhiolino e con la sua voce roca gli diceva
-Allora, ricominciamo?-
-Let's play some rock and roll man- rispose lui.

lunedì 2 giugno 2008

C'era una volta



C'era una volta, neanche troppo tempo fa, un giovane scrittore di favole che cercava la sua principessa sul pisello, e quando la trovò fu a lungo felice.
Per evitare sgradite sorprese, si preoccupò di fare scorta di contraccettivi: per sua sfortuna, la Malefica strega cattiva, che con il sopraggiungere della vecchiaia non ci vedeva più molto bene, scambiò il dito di Aurora con uno dei profilattici acquistati dall'ignaro scrittore, e lo bucò con il fuso di un arcolaio.
Nove mesi dopo nacque una splendida bambina, a cui i genitori non diedero nessun nome tratto da una fiaba, che morti precoci e maledizioni terribili alla lunga qualcosa insegnano.
La bambina crebbe felice finchè un giorno non dovette andare a portare un cestino alla nonna, che abitava dall'altra parte del bosco. La madre la salutò con affetto " In bocca al lupo, mia piccolina" le disse, e mai frase fu più propizia. Nelle fauci dell'animale nonna e nipote passarono un brutto quarto d'ora, prima di essere salvate da un cacciatore che nonostante l'eroico gesto si prese una bella multa per aver violato i confini della riserva di caccia.
Passarono gli anni, e la bambina, ormai diventata adolescente, conobbe una certa Alice, che le mostrò il fascino del paese della meraviglie.
All'Università frequentò per un periodo la piccola Fiammiferaia, che al contrario di quanto scrisse Andersen, stufa di essere sfruttata abbracciò il movimento operaio e divenne una pasionaria di sinistra: per un pò contagiò anche la protagonista di questa storia, che però, insofferente alle rigide schematizzazioni della politica tornò ad assumere droghe leggere e bere thè con il cappellaio matto e lo stregatto.
Terminata l'università con profitto, la nostra piccola principessina, come tutte le protagoniste delle fiabe, sognava il suo principe azzurro: distratta dal costume ebbe una breve relazione con Superman, che una volta compreso l'equivoco la lasciò e tornò a sognare Lois.
Un giorno mentre passeggiava sovrapensiero per strada incontrò un ranocchio , e presa da uno strano impulso lo baciò: per effetto di un incantesimo o di un'imprecisata sostanza allucinogena la giovane vide l'orrido rettile trasformarsi in un meraviglioso principe, che subito la chiese in sposa.
Lei acconsentì e i due vissero felici e contenti fino a quando avvenne quello che le favole non raccontano mai: con gli anni lui divenne sempre più simile al rospo che era stato e lei si trasformò in una specie di Cenerentola tuttofare.
Stufa di quella storia alla bella e la bestia, decise di chiedere il divorzio e con i soldi di lui cominciò a vivere veramente come in una favola, facendosi coccolare da un giovane uomo muscoloso di nome Tarzan, che di grande non aveva certo il cervello, ma che di sicuro sapeva come fare felice una donna.

domenica 25 maggio 2008

Biancaneve sotto i nani


C'era una volta, neanche troppo tempo fa, una modella che si divertiva con le rockstar: un giorno, durante un festino a base di coca, si ferì con una siringa sul dito, e in preda all'eccitazione disse "Oh, se potessi avere una bambina dai capelli neri come l'ebano, dalle labbra rosse come il sangue e dalla pelle bianca come la neve!". La rockstar non capì il senso di quella frase, ma era si era appena drogato ed aveva una voglia matta di scopare, e non si fece troppo domande.
Nove mesi dopo la modella diede alla luce una bambina, e felice di essersi finalmente liberata di quel peso tornò a sniffare dopo un periodo che le sembrava infinito: il risultato fu che decise di chiamare la neonata Biancaneve.
Il padre, che si era continuato a drogare impunemente per tutto il periodo della gravidanza fu evidentemente d'accordo.
Poco mesi dopo, la modella, nel tentativo di recupare i mesi di astinenza forzata morì di overdose.
La rockstar, travolta dallo scandalo, fu costretto a sposare una malvagia cantante pop, che lo costrinse a costituire uno delle più melense coppie della storia della musica.
La nuova consorte era convinta che l'immagine fosse la cosa più importante per poter vendere i propri cd, ed aveva un contratto con la migliore equipe di esperti di fotoritocco del mondo, chiamata Lo Specchio Magico.
Ogni giorno chiedeva ai suoi esperti " Chi è la cantante più bella del reame?" e loro le ripetevano in coro " Al mondo non c'è nessuna più ritoccata di te".
Biancaneve intanto cresceva sempre più bella e rockettara, tanto che la matrigna la costringeva a vestirsi come una piccola Britney Spears, ma senza successo: quella bimba aveva il rock nel sangue, ed a sette anni aveva già distrutto tre chitarre per emulare Jimi Hendrix.
Un giorno, mentre si faceva di nascosto una canna nel parco, Biancaneve conobbe due giovani punk, che la portarono ad ascoltare un giovane chitarrista che cercava una cantante per formare un gruppo ( ed eventualmente fare sesso): Biancaneve se ne innamorò subito.
La regina, preoccupata dal talento di Biancaneve, convocò lo Specchio, che le confermò i suoi sospetti " Al mondo non c'è nessuna più ritoccata di te, perchè Biancaneve è talmente bella che non ha bisogno del computer" le dissero i suoi esperti.
Così la regina convocò un fido attoruncolo di nessuna prospettiva ma esperto di arti marziali e gli chiese di uccidere Biancaneve e portarle il suo cuore.
L'attore portò la ragazza sui set quando gli studios erano chiusi, ma poi al momento giusto si ricordò degli insegnamenti del suo maestro ( Se regina chiede te uccidere ragazza, tu non cedi a rabbia ma porti regina cuore di Steven Seagal) e lasciò andare la ragazza, dicendole di uscire attraverso le scenografie di Uccelli di Rovo.
Biancaneve, che era esperta di musica ma non di cinema, si confuse e finì sul set di Uccelli ne trovo, dove sette nani erano impegnati a soddisfare un'insaziabile star del genere, talmente affamata di sesso da essere soprannominata la miniera, a causa delle continue esplorazioni all'interno della suo organo di piacere.
La ragazza, impaurita degli enormi bastoni che si ergevano dritti dall'addome di quegli uomini piccoli solo nell'altezza, si nascose dietro sette minuscole sedie, ognuna con uno strano nome scritto sul retro : " Drittolo", " Gongolo", "Spermolo","Lungolo", "Maschiolo", "Sessolo" e " Ciucciamelo".
I nani,nonostante le lunghe leve orizzontali avevano il cuore d'oro, e una volta trovata Biancaneve decisero di tenerla con loro.
Durante le ore di lavoro nella Miniera lei teneva pulito il set, operazione fondamentale e spesso trascurata in un certo tipo di cinema; al termine delle riprese i nani le insegnavano a perfezionarsi nelle arti dell'amore, così che il suo talento musicale, affinato dall'esperienza erotica, esplose definitivamente.
Sfortunatamente un fotografo dello Specchio, colpevolmente deciso a divertirsi con uno di quei film di cui la trama è tutto meno che essenziale, riconobbe in un fotogramma Biancaneve che puliva il pavimento, e lo disse alla cantante pop, che i suoi dubbi li aveva già a causa di un cuore evidentemente troppo grosso per stare nell'esile corpo di Biancaneve.
Così la malvagia artista si fece consegnare pasticche di acido con un'aggiunta letale, e travestitasi da vecchina decise di andare a venderle a Biancaneve.
Una volta sul set riuscì nel suo compito, ma cantò vittoria troppo presto: scambiata per la protagonista di uno di quei terribili film in cui non è richiesta la bellezza delle attrici, finì sotto le grinfie dei nani, che si accorsero di quello che aveva fatto a Biancaneve e non le risparmiarono nulla.
Per fortuna, la ragazza aveva parlato ai sette superdotati del chitarrista di cui si era invaghita, e loro riuscirono a rintracciarlo: il giovane, in quanto rockettaro aveva già avuto le sue esperienze in proposito e riuscì a farla vomitare e quindi a salvarla.
I due vissero insieme felici e contenti per il resto dei loro giorni, al motto di Sesso, droga e rock 'n roll....




giovedì 8 maggio 2008

Rockers will never die


Jimi non ha mai smesso di suonare, e continua a fare l'amore con la sua chitarra davanti alla scala che conduce al paradiso.
Freddie è ancora vivo, e canta un elegante rapsodia in Boemia.
John e George sono ancora insieme a Paul e Ringo , e viaggiano attraverso campi di fragole alla ricerca di un sottomarino giallo.
Frank si accarezza delicatamente i suoi baffi, ispidi e tortuosi come la sua geniale vena creativa.
Syd brilla come un diamante pazzo, mentre suona il flauto alle porte dell'alba.
Janis si sbronza in un pub con Bobby McGee, felice di godere della bellezza della sua voce.
Jaco si rilassa comprendosi di fango ed imitando con il suo basso il goffo incidere di una gallina.
John picchia ancora insistentemente sulla sua batteria, e ricorda i tempi buoni e quelli cattivi, anche se la canzone di fondo rimane sempre la stessa.
Jeff aspetta Grace tra le fiamme del suo amore, e nuota felice nelle acque del Mississipi, adagiandosi sul suo straodinario talento.
Kurt non si preoccupa delle etichette, e si presenta sul palco così come è, profumato come un adolescente pronto a divertirci mentre si sente stupido e contagioso.
Rockers will never die, al massimo si prendono una pausa creativa...

giovedì 24 aprile 2008

I maniaci settentrionali

I maniaci settentrionali amano l'ordine e le camicie verdi, e tracciano linee di confine ovunque, anche nel salotto di casa.
Non sono nè di destra nè di sinistra, fieri di prendere il peggio da entrambi gli schieramenti.
Discendono da un antico popolo barbaro, e ci tengono a mantenere la loro brutale etichetta: agli argomenti preferiscono gli insulti, deliziando le nordiche platee con comizi a metà tra cori da stadio e concerti punk.
Amano così tanto il nord al punto di dimenticarsi di essere quasi tutti originari del sud, e si ripuliscono la coscienza da questo orribile colpa bevendo la sacra acqua del Pò, che, edulcorata da scarichi industriali, produce strane modificazioni dell'animo umano capaci di trasformare chiunque in Borghezio o Calderoli.
Dotati di indubbia virilità, gli uomini padani ce l'hanno duro, ma ossessionati come sono dalla caccia agli immigrati finiscono per usare le loro preziose estensioni solo come manganelli, costringendo così le donne leghiste a consolarsi con Giorgio Mastrota e le sue mirabolanti batterie di pentole.
Preoccupati di conservare il più a lungo possibile la propria ignoranza, non leggono e non vanno al cinema, e vivono nel terrore di trovarsi, anche solo per caso, a pensare.
Odiano Roma ladrona, e le città più a sud della capitale neanche le nominano, ritenendole troppo vicine all'Africa per meritare il seppur minimo sforzo dialettico.
Grazie al carisma di Bossi, l'eleganza di Calderoli e la tolleranza di Borghezio han vinto le elezioni, e sperano in un nord di puro sangue padano.
I maniaci settentrionali sognano un mondo peggiore, ed ora lo avranno.

giovedì 10 aprile 2008

Gli adoratori del modulo

Gli adoratori del modulo vivono dietro agli sportelli degli uffici, e si nutrono di interminabili file che spesso risultano inutili.
Si riuniscono in congreghe segrete, chiamate di volta in volta con nomi diversi, riunioni, incontri o meeting, ma che in fondo sono semplicemente dei grandi rituali di preghiera collettiva.
Durante questi commoventi momenti gli impiegati si alzano in piedi e con gli occhi lucidi e le braccia alte verso il cielo invocano a gran voce il nome del loro Dio.
" Noi crediamo nel Modulo, creatore del cielo, della terra e della burocrazia. Noi amiamo e rispettiamo le sue molteplici emanazioni, siano esse circolari, bandi, notifiche o atti notarili. Noi giuriamo di impegnarci a complicare sempre di più gli affari più semplici, e sogniamo un mondo completamente burocraticizzato"
Al termine delle frasi di rito essi rimangono un minuto in silenzio per onorare la memoria di tale Bruno Roncacci, sconosciuto impiegato dell'Imps, che propose di utilizzare un modulo per regolare la respirazione umana: nonostante il suo tentativo sia fallito, egli è considerato il figlio prediletto del Modulo, e suo primo profeta.
La cerimonia procede con lo scambio delle procedure formali: gli impiegati si timbrando vicendevolmente fra loro per ricordare la grande fratellanza che regna tra gli uffici più diversi.
Dal pulpito si alternano poi diversi oratori, che si sono prenotati secondo una rigida procedura formale che nei casi più fortunati non richiede più di dieci anni d'attesa. Nonostante la perfezione del rituale, capita di sentire spesso prediche un pochino datate, e in certi casi l'impiegato scompare o peggio va in pensione prima che arrivi il suo turno.
Al termine della liturgia, in rispetto ad un'antichissima tradizione, gli impiegati si mettono tutti ordinatamente in fila, e , nonostante venga aperta una grande porta che potrebbe permettergli di uscire in pochi secondi, si infilano in uno stretto pertugio che li costringe ad una ampollosa procedura riguardante precisi movimenti del busto e delle gambe.
Una volta ritornati nel mondo essi riprendono il loro posto dietro gli sportelli, e come tutte le sette religiose chiuse, non cercano di fare proseliti, ma di complicare la vita a coloro che non si uniformano al verbo del Modulo.

domenica 23 marzo 2008

Il decalogo del cazzaro

Il confine fra realtà ed immaginazione è una nebbia sottile, che si dirada poco prima che le nostre parole diventino cose. Nelle chiacchiere che lente si depositano a terra ancora non si riesce a distinguere il possibile dall'impossibile, il vero dal falso,la teoria dalla pratica: è nei discorsi più astratti, che testardi rimangono in aria rifutandosi a lungo di toccare il suolo, dove si annida il germe della bugia.
Alla stregua di un pericoloso esplosivo, essa viene utilizzata con cura, spesso maneggiata in grande quantità solo da un piccolo gruppo di fidati professionisti.
Quello del cazzaro è un mestiere difficile, sempre in bilico sulla corda tesa dalle proprie illusioni, con il rischio di cadere giù e ritrovarsi senza più un straccio di fiducia al quale appigliarsi per cominciare una lenta risalita.
Simpatico al cinema ma antipatico nella vita, ogni buon cazzaro sa che per rimanere in punta di piedi sul proprio filo bisogna attenersi a rigide regole:

- Mai esagerare con le cazzate nella vita privata: se si millantano telefonate con il presidente Usa, è difficile evitare la derisione, a meno che non abbiate il numero della casa bianca a disposizione per i chiarimenti.
- Scegliere bene la cazzata da raccontare: ogni storia ha la sua logica, per cui se provate a raccontare la storia di una bambino di 11 anni che dal suo Gameboy si infiltra nell'archivio segreto dell'area 51, preparatevi ad una meritata raffica di risate denigratorie.
-Scegliere bene il momento in cui dire una cazzata: classico ineguagliabile è davanti ad una caraffa di vino vuota e la pancia piena.
-Scegliere bene i destinatari della cazzata: evitare accuratamente donne sospettose o scettici rompicoglioni. La cazzata perfetta non esiste, per cui con le domande giuste verrete scoperti in meno di un attimo.
- Sondare il terreno con cazzate innocue: gli alieni o lo Yeti sono gli argomenti migliori per testare i vostri interlocutori. Se la vostra cazzata va in porto con notevole facilità, preparatevi ad aprire la diga.
- Evitare l'incontro con un altro cazzaro di professione: ingannare un collega è eticamente scorretto, e poi ci sono i paradossi sempre in agguato, che mentendo in due spesso si finisce per dire la verità.
-Costruite il vostro stile personale: ogni cazzaro che si rispetti ha il suo campo d'azione e il suo inconfodibile modo di fare. Copiare una bugia non si può, altrimenti si corrono gli stessi rischi del punto precedente.
- Se volete essere più convincenti possibili, entrate in politica: di cazzari ce ne son già troppi, ma la richiesta è alta e sopratutto più la si spara grossa più c'è il rischio di venire creduti. Un pochino troppo facile, ma forse il modo migliore per trovare soddisfazione
- Cercate sempre di ricordarvi di essere dei cazzari: sembra una cazzata, ma è la regola più importante. Se vi ingannerete da soli, per voi sarà finita, sia come cazzari ( che se si è convinti di dire la verità, allora non vale ) che come individui sani di mente: se avete optato per la carriera politica, questa regola per voi non esiste.
- Ultimo ma non meno importante: se vi chiedono del decalogo, ditegli che è una cazzata.

Dedicato a tutte le cazzate del mondo, ma soprattutto alla leggenda di quel vaccaro abbruzzese che, emigrato in america, uccise prima Billy the kid e poi Jesse James.


lunedì 3 marzo 2008

Sotto l'aiuola

Il pomeriggio di giugno è un pallone che rotola veloce per la strada.
La città, sedotta dal primo sole estivo, si diverte a farsi bella, colorandosi delle sue tonalità più brillanti.
Due bambini giocano in un parcheggio per le macchine, finalmente liberi dai noiosi impegni scolastici.
- Ti va di andare a cercare un tesoro, come Indiana Jones?-
L'aiuola davanti al muro non è solo l'unico posto in cui scavare in un mare di cemento, è un nascondiglio perfetto per chiunque avesse voluto seppelire il suo prezioso scrigno.
-Per me sono stati i Pirati-
- Ma cosa dici..Come fanno ad esserci stati i Pirati a Roma? Sono stati gli antichi romani.-
Dopo un breve diverbio, preoccupati dall'idea di perdere un amico ancor prima di trovare il tesoro, si accordano per dei pirati provenienti dall'antica Roma.
La terra non è facile da scavare a mani nude, e le unghie diventano subito nere, presto seguite da gomito e maglietta: la mamma troverà di che lamentarsi, ma l'avventura vale di più di mille rimproveri.
All'improvviso una mano sbatte contro qualcosa di duro.
-Eccolo!-
- Sei sicuro?-
-Tocca qui-
Le mani diventano due, e l'entusiasmo raggiunge vette inarrivabili.
- Abbiamo trovato il tesoro- L'abbraccio è immediato, la felicità dipinta sui volti.
- Cosa sarà?- si chiedono, mentre tolgono l'ultima terra dalla buca.
- Non lo so. Di solito c'è oro..-
-Le figurine ci sono? E La cioccolata?-
- Speriamo-
Quando finiscono di scavare, i due si guardano stupiti. Davanti a loro non c'è nessuno scrigno, ma solo asfalto.
- Ma quello è...?- si chiedono, e la risposta è una dolorosa consapevolezza.
Crescere è un pò come sentirsi derubati delle proprie illusioni, e quel pomeriggio di giugno, due bambini tornarono a casa molto più vecchi di come quando erano usciti.

mercoledì 13 febbraio 2008

Fuck (Fornication Under The Consent of The King)

Quel lontano 14 febbraio del 1540 Martin si svegliò con un certo formicolio nel suo basso ventre. Provò a mandare una mano in esplorazione, e scoprì che lì sotto si era eretta una colonna che non ne voleva sapere di restare prigioniera dei suoi mutandoni.
Veloce si liberò dell'impaccio e cominciò a muoversi in direzione di sua moglie, che giaceva supina fra le braccia di Morfeo.
- Che c'è?- chiese lei, ancora intontita dal sonno.
Lui fece per rispondere, ma la sua rigida virilità fu più chiara di cento parole.
- Martin!- esclamò Gloria, con un sorriso malizioso che faceva presagire tutto per il meglio.
Purtroppo quelli erano tempi veramente sfortunati, e finanche per svolgere il proprio dovere coniugale bisogna chiedere l'autorizzazione reale: Martin, da buon cittadino, si era fatto dare la sua bella targhetta, che esposta fuori dalla porta, garantiva una felice convivenza dell'uomo e della donna nell'estasi dell'amore.
Proprio quel giorno però qualcuno era passato davanti all'abitazione di Martin e Gloria, e spinto da un'altra irrevocabile necessità mattutina, si era preso la targhetta per godersi un pò di dolce su e giù.
Così Martin, uscito per scrupolo a controllare, si ritrovò con un inconsolabile vuoto e la dolorosa possibilità di un tris di diverse tonalità in bianco: la porta, la sua faccia, e quell'urgenza che tesa premeva per la sua realizzazione.
Per un momento pensò di entrare e di fare sua Gloria anche senza autorizzazione, ma era un buon cittadino, e non avrebbe deluso il suo re.
Da buon inglese però, non rinunciò neanche al suo obiettivo, si vestì in un attimo e salutò sua moglie promettendole che presto avrebbero avuto una nuova dispensa.
Londra di mattina non è mai stata la città adatta a chi ha una ragionevole fretta, e anche se non c'era ancora l'ombra di un'automobile, il traffico era comunque un ostacolo insormontabile.
Martin cercò di fare del suo meglio, coniungando la volontà di raggiungere al più presto il funzionario reale a quella di non perdere la sua erezione.
Sfortunatamente si trovò bloccato da un carretto pieno di maiali, il cui odore non era certo il massimo per conservare intatta la sua bella colonna, e poi a tu per tu con una grassa e sformata vecchina che si lamentava di tutto: la sua mente compì un raffinato sforzo di astrazione per staccarsi da quell'angusta realtà, ed avrebbe comunque abbandonato le armi se in quel momento non fosse passata una graziosa donna dal petto robusto.
Arrivò all'ufficio che era un bagno di sudore. Insieme al funzionario addetto al rilascio della targhetta c'era un prete. Martin non si chiese neanche cosa ci facesse, ma andò dritto al dunque.
Il rappresentante di Cristo lo squadrò con aria severa, e poi prese ad indicare un pezzo di carta affisso al muro.
- Giovanotto, lei mi sorprende! Vuole forse dirmi che non sa che giorno è oggi?-
-No-
- Oggi è l'anniversario del matrimonio del re. In questo giorno di festa, solo il sovrano può procreare con la regina. Tutti gli altri sudditi osservano un giorno di castità per ringraziare Dio di averci donato un così buon re.. -
Martin avrebbe voluto distruggere quell'ufficio seduta stante, ma la coscienza civica è una cosa seria, così uscì dalla stanza senza dire una parola.
Con l'eccitazione ormai tramutata in un impotente rabbia, Martin si guardò nei pantaloni, e constatò tristemente che quella che fino a poco tempo prima era stata una fiera colonna era ormai diventata un semplice salsiciotto.
In preda a sentimenti poco nobili guardò verso il palazzo reale, e pronunciò un sonoro Fuck!, che per la prima volta fu usato come espressione di dissenso e non come descrizione di una curiosa procedura burocratica.

di Falsa Senza Dubbio

domenica 3 febbraio 2008

La verità?

La verità non mente mai, ed è sempre sicura di sè al punto da risultare troppo spesso presuntuosa.
Và dritta per la sua strada, e quando curva, la prende talmente larga che è come se non volesse girare più.
Viziata e un pò vanesia, passa intere giornate allo specchio ad apprezzare la sua eterna bellezza.
Intransigente ed insofferrente, non accetta altri punti di vista, e tende a dividere piuttosto che ad unire: " O con me o contro di me" è il suo indiscutibile modo di fare.
Così, finisce per avere tanti padroni ma nessun amico,anche se è convinta del contrario, e proprio non si riesce a dissuaderla.
La verità crede in unico Dio, altruista, buonista, qualunquista, perfino un pò fascista e un pò comunista, ma mai pluralista, che se si è in due, uno ha per forza torto.
Quando fa le domande, già conosce le risposte, e se chiede qualcosa, è solo per dimostrare la propria superiorità culturale.
Ama il dibattito come un bambino i pomeriggi dal dentista: ascolta annoiata quando è il suo turno di stare in silenzio e parla in preda ad un estatico entusiasmo quando arriva il suo (giusto) momento.
È magnanima, ma solo nella sconfitta, perchè il dialogo è roba da perdenti.
La verità è in tutti noi e in nessuno, e spesso ci serve per sentirci sinceri, veri, migliori.
La verità è un punto esclamativo, e se proprio volete farla arrabbiare, dovete metterla in dubbio.
La verità?

lunedì 21 gennaio 2008

Giù le mani dai miei piselli 3 ( A volte ritornano)

Mendel prese un piccolo seme di pisello rugoso, e lo seppellì accuratamente in una piccola vaschetta piena di terra. Si sedette sul suo sgabello, e cominciò a annotare i suoi dati sul suo quaderno.
Fu in quel momento che la vide per la prima volta. La penna d'oca gli cadde sul calamaio, affogando in un mare d'inchiostro. Lei indossava solo una sottoveste bianca, che lasciava poco spazio all'immaginazione immediata ma molto a quella futura. Per un momento, Gregor si dimenticò dei suoi amati piselli.
-Ciao Gregor. Che cosa stai facendo con questi semi?- gli chiese, appoggiando una mano sulla tunica del monaco.
- Ti interessi anche tu di piselli?- rispose lui, ormai quasi preda di istinti che non facevano onore al suo ordine sacerdotale.
- In un certo senso, si-
A Mendel si illuminarono gli occhi. Le prese la mano e, dimenticata la precedente malizia, le fece da Cicerone all'interno della sua serra.
- Vedi questi sono rugosi, mentre questi altri lisci- disse, indicando due semi apparentemente identici.
- E questo- domandò lei, stringendo peccaminosamente tra le gambe di Gregor- Questo cos'è?-
Il monaco si svegliò di colpo. Guardò i primi raggi di sole entrare timidamente nella sua stanza, e poi si richiuse gli occhi.
-Che incubo-sospirò, con un'evidente punta di rammarico.

-Non sai che incubo che ho avuto questa notte. Ero in una specie di serra, con un monaco che mi faceva vedere i suoi piselli..-
- Il suo pisello vorrai dire- le rispose la sua truccatrice, mentre le sistemava il fondo tinta sul seno sinistro.
- No, erano proprio piselli. Era orgoglioso di quelle piante, quando me ne parlava gli brillavano gli occhi-
- Non credo che sia poi un incubo terribile. Voglio dire, hai avuto esperienze molto peggiori nella realtà, come quella volta che hai dovuto lavorare con quel Russo che puzzava come una capra-
- Che schifo. Se ci ripenso mi viene da vomitare. Fortuna che mi sono imposta e ho costretto la produzione a girare la scena in cui lui mi dichiarava il suo amore in una vasca profumata..Però vedi, il problema è un altro..Del russo non mi importava nulla, mentre questo piccolo monaco pelato mi eccitava tantissimo.. Non riuscivo a resistergli, era terribilmente sexy mentre parlava di quei suoi semini rugosi-
- Forse hai semplicemente bisogno di qualcosa di diverso..Sai con il lavoro che fai hai bisogno di questi sogni un pò strani-
-Dici?-
- Ma si..vedrai che domani già non te lo ricorderai più-
- Speriamo- rispose lei, alzandosi dalla sua sedia e dirigendosi verso il set di "Pene d'amore".