Silvia non voleva attraversare quel cortile, ma a volte non c'era proprio verso di evitarlo.
Quando le toccava cercava di camminare il più veloce possibile, perché correre le sembrava troppo scortese. Ogni tanto reclinava indietro il capo e guardava sopra di sé, quel poco che bastava per aver la conferma che quello strano giovane la stava fissando di nascosto dalla finestra del palazzo. Si chiamava Giacomo, ed in paese si mormorava che fosse lievemente storpio, ma in realtà non l'avevano quasi mai visto uscire di casa. Era sempre chino a studiare e si diceva fosse incredibilmente erudito per la sua età. Silvia non aveva ben capito cosa questo volesse dire e provava per lui una certa pena, anche se si sentiva sempre piuttosto sollevata quando finiva fuori della portata del suo sguardo. A volte le sembrava che lui agitasse la sua penna d'oca come una specie di bacchetta magica, per catturarla e portarla nel suo mondo fatto di libri e occhiali pesanti.
Per fortuna c'era Vincenzo che pensava a rassicurarla, stringendola tra le sue forti braccia da falegname. Lui le sussurrava sempre di non preoccuparsi, che quando erano insieme nessuno le avrebbe mai potuto fare del male. Lei lo baciava delicatamente e si addormentava serena, certa che Giacomo Leopardi non avrebbe mai potuto cancellare la forza del loro amore.
Nessun commento:
Posta un commento