mercoledì 20 aprile 2011

Incomprensioni linguistiche

Ispirato a questa storia vera (?) (http://www.repubblica.it/esteri/2011/04/19/foto/con_quello_non_parlo_e_la_lingua_muore-15143849/1/?ref=HRESS-2)


Manuel aveva la lingua annodata e non riusciva proprio a scioglierla. Chi non lo conosceva avrebbe pensato che fosse colpa del caldo, che in quel periodo si attaccava alla pelle come una colla a presa rapida. L'estate messicana però non c'entrava nulla. Era un problema differente, che riguardava sempre la pelle ma questa volta intesa solo come metafora. Continuò ad arrampicarsi sulla collina.

La vetta era ormai vicina e già riusciva ad intravedere il profilo di Isidro.

Era di nuovo arrivato prima del previsto e si era sdraiato all'ombra dell'unico albero, con la sua solita insopportabile aria di superiorità.

Manuel si chiese di nuovo cosa lo portava a salire fin lassù ogni anno allo stesso giorno nella medesima ora. Alzò gli occhi al cielo e tra le nuvole intravide il profilo di suo padre, di suo nonno e di tutta la sua famiglia. Per un attimo pensò quasi che lo stessero fissando, poi svanirono come avevano già fatto altre mille volte. Lui era l'ultimo degli Ayapa, l'unico al mondo ancora in grado di capire l'antica lingua Ayapaneco. O meglio, era quasi l'ultimo. C'era ancora suo cugino Isidro, che lo fissava ormai a meno di dieci metri di distanza.

I due si scrutarono a lungo, stringendo gli occhi come in un film di Sergio Leone. La loro era una strana forma di duello, quasi una ripercussione del destino che li aveva costretti ad avvicinarsi dopo anni di allontanamento. Nessuno dei due ricordava i motivi del loro litigio, ma ormai erano vent'anni che non si parlavano. Salivano su quella collina ogni anno e si guardavano per dieci lunghissimi minuti. Entrambi sapevano che nessuno dei due avrebbe mai proferito verbo, ma erano gli ultimi due parlanti di Ayapaneco rimasti al mondo e quel tentativo era un dovere nei confronti dei loro antenati.

Manuel non riusciva neanche a muovere la bocca e guardava avanti a sé senza con la stessa identica espressione. Lui e suo cugino sembravano due cactus che avevano finito l'acqua ma non l'orgoglio , con il triste risultato di lasciarsi consumare dal sole. Isidro, con fare teatrale aprì leggermente la bocca. Poi abbassò il capo e sputò a terra, decretando il fallimento di quella riunione. Manuel tornò sui suoi passi, mentre un'improvviso acquazzone scese dal cielo, metafora della disapprovazione dei suoi antenati.

Si girò e sorrise guardando suo cugino che si allontanava: sapeva benissimo che tutta quella messinscena non era altro che una scusa per non voler ammettere che ormai si erano entrambi dimenticati dell'antica lingua degli Ayapaneco, ma avrebbero preferito restare in silenzio per il resto della loro vita piuttosto che ammettere la verità.


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